In Italia si può attribuire ai figli il cognome della madre solo in due casi: se non c’è l’altro genitore – il padre – a riconoscere la patria potestà del bambino o se si attribuiscono entrambi i cognomi, del padre e della madre.
Il diritto al cognome materno è un tema molto dibattuto negli ultimi anni. Il fatto che per molto tempo non se ne sia parlato, però, dimostra quanto la disparità di genere sia talmente radicata nella nostra società che una consuetudine talmente anacronistica non facesse poi così tanto scalpore.
Solo da poco, infatti, si comincia a parlare dei problemi che si incontrano con le leggi italiane quando si vuole dare il cognome della madre al figlio, dimostrando quanto le nostre leggi siano terribilmente arretrate.
Perché il cognome figlio è quello del padre
Si pensa che originariamente si attribuisse il nome del padre ai figli per una questione di patria potestà. Se la maternità non poteva essere discussa in alcun modo perché i figli nascono fisicamente dal corpo materno, per i padri non vale lo stesso, motivo per cui il legame con la madre era fisico e quello con il padre era espresso dal cognome.
Quello che però ha poi sempre significato nella pratica è stata l’annullamento dell’identità femminile. Una donna che si sposa perde il proprio cognome anche se non prende quello del marito, perché i suoi figli saranno identificati con un cognome diverso dal proprio. In questo modo si chiarisce anche in quale parte della famiglia sta il potere: non è la coppia genitoriale a educare i figli e ad avere la stessa valenza, perché il vero capo, colui che ha l’ultima parola, è il padre.
Eliminare l’ereditarietà del cognome madre è il risultato di millenni di cultura patriarcale in cui i figli maschi avevano il compito di portare avanti il nome di famiglia, la stirpe, e delle figlie femmine non se ne poteva fare niente, diventavano un peso di cui liberarsi presto dandole in spose a qualcuno.
Ma se le origini di tale usanza sono tanto impari, perché prendere il cognome della madre è ancora così difficile oggi?
Dare il cognome della madre in Italia
Recentemente sono stati sollevati dei dubbi sulla costituzionalità dell’attribuzione automatica del cognome paterno ai figli. In linea teorica, riconoscere in automatico solo un cognome e aver bisogno di una serie di pratiche per il riconoscimento dell’altro cognome figli – possibile, tra l’altro, solo a determinate condizioni – sembrerebbe in contrasto con il principio che vieta l’esistenza di alcun tipo di discriminazione in base al sesso, ed è anche in contrasto con il principio di parità tra i coniugi.
Inoltre, al momento non è possibile che il cognome dei figli sia quello della madre se non c’è il comune accordo di entrambi i genitori: il cognome del padre viene attribuito automaticamente senza richiedere il parere dei genitori, mentre per il cognome della madre al figlio devono essere entrambi d’accordo.
Se la maternità resta uno dei motivi per cui le donne sono ancora oggi discriminate, sul lavoro e in famiglia, l’assoluta assenza di potere – almeno giuridico – sull’identità dei figli determina, inequivocabilmente, l’arretratezza anche delle nostre leggi, e non solo della società.
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