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Phubbing: ignorare gli altri per scrollare il feed

phubbing

Ce l’abbiamo tutti presente quella situazione, quando in un contesto sociale e di scambio relazionale, cerchiamo l’attenzione di qualcuno che ci ignora per prestare attenzione al suo telefono. L’azione di ignorare qualcuno guardando in favore del proprio smartphone si chiama phubbing, ed è un fenomeno sociale alquanto diffuso.

Da quando i cellulari sono diventati smart e permettono di svolgere numerose attività, questo fenomeno è andato via via crescendo. Che si leggano e scrivano messaggi, che si scorra la home di qualche social o che si tenti un nuovo livello del solito giochino, ignorare qualcuno per guardare il telefono è un atto molto scortese.

In più, oltre a rappresentare una forma di maleducazione, è anche una indicativa rappresentazione dei tempi moderni. Non tanto quella in cui lo smartphone rappresenta tutto il nostro mondo, quanto ancora di più quella secondo cui, bombardati costantemente da innumerevoli stimoli, non riusciamo a mantenere l’attenzione fissa su una sola cosa per troppo tempo, anche se si parla di interazioni sociali.

Phubbing significato

Il termine phubbing non ha una traduzione perché nasce dall’unione di due parole, “phone” e “snubbing”, cioè ignorare qualcuno, snobbarlo per dedicarsi al telefono. Non è sempre detto, infatti, che il phubbing dipenda dalla dipendenza dal telefono, poiché a volte può anche nascondere dell’intenzione.

Quale modo migliore, dopotutto, di far capire a qualcuno che non vogliamo ascoltarlo se non ignorandolo volontariamente? Che sia volontario o un evento del subconscio, però, il phubbing può mandare un messaggio.

Farlo durante una discussione, per esempio, può essere un modo per irritare l’interlocutore. Se si ha a che fare con qualcuno che ci sta antipatico, quale modo migliore per allontanarlo che evitare la conversazione?

Insomma, il phubbing non è solo un fenomeno sgradevole, ma può nascondere anche molti altri significati. Ma cosa dice la psicologia a riguardo?

Le teorie psicologiche

Sul phubbing, psicologia e sociologia dicono che, purtroppo, esso sta diventando un evento normativo. Non normale nel senso che sia giusto, ma accade così spesso che è quasi socialmente accettato. Capita spesso che chi subisce phubbing lo riproduca con altri, proprio perché è diventata una pratica comune al giorno d’oggi.

Però, rendere l’interlocutore invisibile, anzi declassarlo dalla sua posizione di interlocutore perché non gli si presta più attenzione, non è un comportamento innocuo che passa inosservato. L’isolamento sociale di chi subisce il phubbing può causare forme d’ansia e di stress, o sfociare anche in depressione o in attacchi di rabbia.

In fondo, l’essere umano è un animale sociale e vedersi negata l’interazione con gli altri non può essere accettato a lungo da nessuno. Questa forma di esclusione sociale può avere effetti negativi sulla psicologia di chi lo pratica come di chi lo subisce.

Come rieducarsi

Buona norma per evitare questa pratica è, prima di tutto, cercare di rendersi meno assuefatti agli stimoli: non usare, per esempio, il telefono mentre si fa altro, in modo da non avere costantemente l’istinto di ricorrere allo smartphone.

In più, è sempre importante ricordare che le persone vanno rispettate. Ignorarle, intenzionalmente e non, è scortese e non andrebbe mai fatto. Dopotutto, se non controlliamo i messaggi per dieci minuti, non muore nessuno.

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